🔷️ PARTIAMO DAL PRINCIPIO

In pratica, cosa ha bloccato e/o paralizzato i lavori del SUPERBONUS 110% ? In poche parole, le banche che hanno acquistato i crediti del SUPERBONUS non riescono più a rivenderli, a causa dei limiti imposti dal famoso e discusso Decreto “Aiuti”, quindi non ne acquistano altri. Le conseguenze? Cantieri fermi nell’incertezza e panico generale, lavori avviati e poi sospesi, cantieri in procinto di cominciare messi in standby fino a nuovo ordine. E poi vogliamo parlare delle imprese implicate nei lavori, improvvisamente a corto di liquidità? O dell’ansia che attanaglia i vari professionisti coinvolti nel progetto e nell’organizzazione dei lavori – da quasi due anni a questa parte – i quali, per il momento, hanno lavorato senza percepire alcun compenso? Ah… e magari citiamo pure lo sgomento dei singoli privati a cui nessuno è riuscito ancora a dare risposte certe perché la verità è che, quelle risposte, nessuno le aveva. Dulcis in fundo, diamo anche due numeri, giusto per farci un’idea più precisa della condizione attuale: secondo le rilevazioni del Centro Studi della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA), le cessioni in attesa di accettazione da parte dei cessionari ammontano a oltre 5 miliardi di euro. Si tratta di una situazione che pone a rischio fallimento oltre 33.000 imprese, espone alla perdita di 150.000 posti di lavoro e che per l’ANCE crea numerose difficoltà anche rispetto all’applicazione degli interventi del PNRR.

🔷️ COSA CAMBIA ORA?

Ricapitolando, fino a questo momento e sempre per effetto del Decreto “Aiuti”, le banche potevano cedere il credito esclusivamente ai clienti professionali privati, a condizione che stipulassero un contratto di conto corrente con la banca cedente o con la banca capogruppo. Questi ultimi, a loro volta, non potevano cederlo ulteriormente. Per fare chiarezza, i clienti professionali privati sono, per esempio: banche, imprese di investimento, di assicurazione, organismi di investimento, fondi pensione, imprese di grandi dimensioni (ossia che possiedono perlomeno due di questi requisiti: bilancio pari a almeno 20 milioni di euro, fatturato netto pari almeno a 40 milioni di euro, fondi propri pari almeno a 2 milioni di euro).
L’importante novità, che potrebbe ribaltare le carte in tavola, è la conferma del Governo di essere intenzionato ad allentare i limiti della cessione del credito. L’Esecutivo infatti ha depositato un emendamento, approvato dalle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera, che stanno esaminando il ddl di conversione del Decreto “Aiuti” (DL 50/2022). La legge di conversione del decreto Aiuti, entrerà in vigore prima del 16 luglio 2022. Grazie a questo emendamento la cessione del credito sarà estesa anche ad altri soggetti, con la sola esclusione delle persone fisiche. Dunque le banche non saranno più costrette ad operare solo a favore dei clienti professionali privati, ma potranno cedere il credito anche alle partite IVA, purché siano soggetti diversi da consumatori o utenti. Restano tuttavia invariate le condizioni introdotte dal Decreto Aiuti e cioè:

  • che i cessionari abbiano stipulato un contratto di conto corrente con la banca cedente o con la banca capogruppo;
  • che i cessionari non abbiano facoltà di operare ulteriori cessioni.

🔷️ È PREVISTA UNA PROROGA DEL SUPERBONUS?

A questo punto sorge spontanea la domanda “Considerando i tempi perduti, ci sarà anche una proroga del SUPERBONUS”? La risposta da parte del Governo è un secco NO, qualsiasi ipotesi di proroghe è stata scartata per mancanza di coperture. Ergo: i soldi sono finiti!
Intanto, ricordiamo che l’Agenzia delle Entrate ha corretto la circolare che aveva destato qualche dubbio per le unifamiliari, sentenziando che sono agevolabili le spese sostenute entro il 30 giugno 2022 e che, chi entro il 30 settembre 2022 ha completato il 30% dell’intervento complessivo, può ottenere l’agevolazione sulle spese sostenute entro il 31 dicembre 2022.

🔷️ TUTTO È BENE, QUEL CHE FINISCE BENE?

Beh, non è esattamente così perché, qualora si risolvesse il malfunzionamento della cessione del credito, resterebbero altri urgenti questioni da dirimere considerando che il mercato delle costruzioni, in generale, è messo in crisi anche e soprattutto dall’aumento dei prezzi dei materiali e del costo dell’energia. Come sappiamo questi rincari – scatenati dalla pandemia prima, e dalla guerra in Ucraina poi – hanno ridotto la produzione di beni e, di conseguenza, hanno provocato la lievitazione dei prezzi. La scarsa reperibilità dei materiali di conseguenza causa anche ritardi nella realizzazione dei lavori, creando incertezze tra committenti e operatori del settore, i quali per ottenere i bonus devono rispettare le scadenze precise sopra citate.
Il Governo, ci si domanda, metterà in campo misure essenziali per sostenere le imprese affinché riescano a venire a capo di questa storia?
Staremo a vedere, ci penseremo poi o come diceva qualcuno: “Ci penserò domani, dopotutto domani è un altro giorno!”.
Ecco, appunto.