L’audizione di ANCE, presso la Commissione Finanze della Camera, in riferimento al D.L. n. 11/2023 con le misure urgenti in materia di cessione dei crediti, è stato solo il principio di una serie di discussioni che sicuramente si protrarranno finché il decreto non diverrà legge.
Il Vice Presidente ANCE Edilizia e Territorio, Ing. Stefano Betti, ha espresso infatti grande preoccupazione per la situazione ‘esplosiva’ che si è creata con l’approvazione del Decreto, che, a suo dire, non solo non risolve il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi, ma peggiora ulteriormente e gravemente la situazione. Betti ha stimato che se i 19 miliardi di euro, di credito già maturati, non saranno pagati, a rischiare saranno ben 115.000 cantieri di ristrutturazione, in tutta Italia. Stiamo parlando di oltre 32.000 imprese e 170.000 lavoratori, numeri che raddoppiano se si considera l’indotto. Il 2022 è stato un anno in cui, grazie al traino del settore delle costruzioni, l’economia italiana è cresciuta molto. Adesso però il Decreto Cessioni infligge un duro colpo e, secondo le stime dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, il suo effetto porterà il Paese addirittura in recessione! Perché se la cessione dei bonus sarà reso impossibile da questo nuovo decreto , le imprese di costruzione avranno carenza di liquidità che le porterà, nel giro di poco tempo, al fallimento.
ANCE ha sottolineato inoltre che gli effetti non si circoscrivono a quanto detto ma si estenderanno a tutti i settori collegati, ai fornitori, ai numerosi professionisti coinvolti, alle banche e naturalmente alle famiglie! Senza parlare del rischio di migliaia di probabili contenziosi.
Per scongiurare questo collasso economico, è assolutamente necessario trovare soluzioni certe e repentine, ribadisce ANCE, occorre sbloccare i crediti pregressi.
“Qualsiasi altra soluzione parziale, come l’intervento sulla responsabilità solidale contenuto nel decreto-legge, non risolve il problema in quanto non interviene sul problema principale, quello di individuare i soggetti che possono monetizzare crediti pregressi. In particolare, non si può pensare di sbloccare una situazione così incancrenita, dopo mesi di cambi di normativa – solo sul Superbonus, 22 in poco più di 1.000 giorni vale a dire una modifica ogni 45 giorni – e di stop and go, con un mero invito alle banche a comprare”, ha ribadito Betti.
È indispensabile far sì che si completino i lavori già avviati, altrimenti i danni a famiglie ed imprese saranno irreparabili.

🔺Sblocco dei crediti pregressi: le proposte di ANCE

Due sono le strade da seguire:
• Approvare la proposta di utilizzo degli F24 a compensazione dei crediti maturati
• Attivare subito il circuito degli acquisti da parte delle istituzioni e aziende statali

ANCE propone che banche e Poste SpA possano compensare le somme relative agli F24 della clientela con i crediti di imposta originatisi a seguito del sostenimento, nelle annualità 2021 e 2022, delle spese per gli interventi agevolati con i bonus edilizi, che imprese e contribuenti non sono riusciti ancora a cedere.
Il medesimo iter di compensazione dovrebbe essere previsto anche per i crediti d’imposta relativi ad interventi già avviati alla data del 17 febbraio 2023, secondo i criteri individuati dal Decreto Cessioni.
Inoltre, afferma ANCE, è assolutamente indispensabile coinvolgere immediatamente istituzioni e aziende statali (CDP, RFI, ENEL, ENI, SNAM, Fincantieri, ecc.) sul mercato dei crediti fiscali come soggetti acquirenti, in modo da alleggerire i plafond fiscali degli istituti bancari.

🔺Miglioramento della disciplina transitoria

Nell’audizione è stato ribadito che le condizioni specificate nel Decerto Cessioni, a salvaguardia del transitorio, sono riduttive e superficiali rispetto alla complessità delle reali situazioni che esistono nei cantieri italiani.
Secondo ANCE è necessario migliorarne il contenuto tenendo conto di svariati aspetti:

• “Sismabonus acquisti”
• Ricostruzione post sisma
• Realizzazione dei progetti IACP avviati
• Condizioni per interventi con molteplici titoli abilitativi
• Disciplina per interventi di edilizia libera
Per quanto riguarda il Sismabonus acquisti, bisognerebbe garantire la possibilità di utilizzare la cessione del credito o lo sconto in fattura per tutte le operazioni per le quali, al 16 febbraio 2023, risulti presentata l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo relativo agli interventi di demolizione e ricostruzione o a quelli di ristrutturazione effettuati da imprese.
Idem per gli interventi per cui è garantito il Superbonus fino al 2025: la possibilità di utilizzare il meccanismo della cessione del credito d’imposta o dello sconto in fattura.
Ancor di più nel caso di interventi relativi alla ricostruzione post sisma che rischia altrimenti di arrestarsi gravemente.
Stesse garanzie anche per gli IACP, se al 16 febbraio 2023, sia stata già presentata la CILAS e, nell’ipotesi di intervento su edificio condominiale, sia stata anche adottata la delibera assembleare.

🔺Bonus minori

Nel caso dei bonus minori, la norma attuale rischia di escludere dalla deroga del blocco numerosi interventi, in particolare modo quelli di “edilizia libera” per i quali non sia possibile individuare una precisa data di inizio lavori, lavori spesso eseguiti in una giornata e che s’intendono “avviati” già al momento della conclusione dell’ordine d’acquisto dei materiali necessari (tipo la sostituzione di infissi o della caldaia). Bisogna quindi estendere la deroga agli interventi per i quali, alla data del 16 febbraio 2023, sia stato concluso l’ordine d’acquisto dei beni impiegati nei medesimi interventi agevolati.

Cosa accadrà nei prossimi giorni? Il Governo ascolterà il monito e le richieste di ANCE?
La storia infinita del Superbonus continua…